Liquirizia: quando l’antico diventa contemporaneo
A Rossano, nella costa ionica, ha sede un’azienda tra le più antiche d’Italia: l’Amarelli. La sua produzione, l’estrazione del succo di liquirizia dalle radici della pianta omonima, nota come “Glycyrrhiza glabra”, ancora oggi rispetta metodi tradizionali e consuetudini secolari.
Ma l’azienda, leader mondiale nella sua particolarissima nicchia, è anche protagonista di una costante e brillante progettualità europea, che continua a diffondere a livello internazionale l’estratto di una pianta nota ed impiegata da più di 3000 anni.
Una storia antica….
La pianta, spontanea ed infestante, è presente in molti paesi: Italia, Grecia, Turchia, Afghanistan, Iran, Mongolia. Ma è in Calabria, a detta di molti osservatori autorevoli, compresa l’Enciclopedia Britannica, che viene prodotta la qualità più pregiata.
La storia della sua trasformazione è molto antica, e coincide con quella del latifondo e delle famiglie feudatarie del Mezzogiorno.
Le sue radici, pur contribuendo ad azotare il terreno, dovevano essere estirpate prima di procedere a qualsiasi coltura: e la loro raccolta consentiva di ottener proventi dal terreno, anche nell’anno di riposo della rotazione. Già 1500, quindi, si inizia a estrarre il succo di liquirizia e a questa attività si dedica anche la famiglia dei Baroni Amarelli, che nel 1731 fonda l’attuale fabbrica, o “concio”. Ammodernata nel 1907 la lavorazione con due caldaie a vapore, la fabbrica era la più grande, ma non l’unica azienda simile, situata tra Rossano e Corigliano. Tutte destinate però a chiudere, dopo il 1929, fatta eccezione proprio per l’Amarelli, che anche quella volta introdusse una serie di innovazioni capaci di garantirne l’evoluzione, l’ammodernamento, e la competitività.
…e di successo
Una storia imprenditoriale di successo, che ha sempre guardato con attenzione ed interesse alle opportunità di rilancio internazionale: ad iniziare da quelle fornite dalle risorse introdotte nel Mezzogiorno dalle politiche di coesione. È anche grazie all’Unione Europea che Amarelli, introducendo una serie di innovazioni tecnologiche che non hanno alterato le note artigianali del prodotto, ha incrementato negli anni competitività e produttività, rimanendo erede pressoché unica di una tradizione tipica della Regione Calabria: la fabbricazione della pasta di radice e l’estrazione del succo di liquirizia.
L’azienda
Gli uffici dell’Amarelli hanno ancor oggi la sede in un’antichissima dimora di famiglia, edificio risalente 1400 che presenta l’aspetto di una struttura di difesa di impronta feudale, con un’imponente corpo di fabbrica al centro di un agglomerato abitativo.
In questo edificio sono, da sempre, alloggiati la Direzione, gli uffici amministrativi ed un punto vendita: un’altra ala della stessa struttura ospita invece il Museo della liquirizia “Giorgio Amarelli”.
Inaugurato il 21 luglio 2001, ospita ogni anno 60 mila visitatori: numeri che ne fanno il secondo museo d’impresa più visitato d’Italia. Espone cimeli di famiglia, utensili agricoli, abiti antichi, macchine per la lavorazione della liquirizia, documenti d’archivio, libri e grafica d’epoca. Con decreto del Ministero per i Beni e le attività Culturali del 20 dicembre 2012, l’Archivio Amarelli è stato dichiarato d’interesse storico particolarmente importante. L’archivio è conservato presso il Museo della Liquirizia e raccoglie documenti della famiglia e dell’impresa dal 1445 ad oggi.
L’antico diventa moderno, grazie all’Europa
Di fronte, accanto ai capannoni del reparto produzione, svetta la ciminiera della caldaia realizzata nel 1907. In azienda, nei capannoni dove si lavora la liquirizia troviamo ancora una grande macina di pietra del 1700. Oggi le radici, sminuzzate da un apposito macchinario, passano attraverso una serie di fasi modernissime e computerizzate, mentre nei cuocitori finali si ritorna allo stadio artigianale. Ancora oggi, la lavorazione è simile a quella del diciottesimo secolo. Ma ogni processo è adeguato in base alle più esigenti prescrizioni in tema di igiene e sicurezza sul lavoro. Ed in questo percorso di ammodernamento ed internazionalizzazione, si iscrive anche il costante ricorso e dialogo con l’Europa, fulcro di una progettazione costante.
L’azienda e l’Europa
È lo stesso Fortunato Amarelli, Amministratore Delegato, a ricordare come l’azienda sia dotata di strumenti innovativi, ingegnerizzati internamente dopo lunghi processi di ingegnerizzazione interni. «È difficile realizzare le macchine necessaire ad una fabbrica di liquirizia, perché non ve ne sono molte al mondo – specifica -. Ma abbiamo fatto tanti passi avanti, studiando da soli come e dove intervenire, cosa migliorare, anche e soprattutto nell’ammodernamento dei processi produttivi. E lo abbiamo fatto, anche grazie a 30 anni di programmazione europea. Siamo un grande paese: la settima potenzia industriale al mondo ma nella nostra scala attuale (la Calabria fa un miliardo di euro di manifatturiero, formidabile per carità: ma se pensiamo che la sola Lavazza fa un miliardo e due l’anno, ed Ali Baba, il colosso delle vendite on line, un miliardo al giorno, comprendiamo bene che da soli non si va da nessuna parte. Queste oggi sono le scale: stravolgono ogni precedente considerazione. Ed in quest’ottica, aggregare le forze è fondamentale. Oggi, dopo tanti anni di programmazione europea possiamo dire di aver costruito tanto, sia in Calabria che nel resto d’Italia».
I progetti: la fabbrica
«Tre i progetti che ci hanno impegnato. Uno, ha riguardato l’attività di organizzazione aziendale, la parte impiantistica, lo sviluppo e il miglioramento della produttività reso possibile dalla partecipazione al bando impianti e macchinari. Ha riguardato l’ingegnerizzazione degli impianti, e ha permesso di ottimizzare la lavorazione del taglio della radice e del sistema di estrazione. Questa fase è stata messa a punto da aziende che potevano replicare le funzioni tradizionali ammodernandole e rendendole più sicure, produttive e veloci, introducendo nuovi e più alti standard di sicurezza sul lavoro».
Il mercato
Altre risorse, sono state investite nell’internazionalizzazione. «Tutti gli interventi pensati per migliorare la produttività, erano alla base, ovviamente, per un più ampio sbocco sul mercato – prosegue Amarelli -. Per questo, abbiamo attivato una progettazione ad hoc su altri due bandi, legati allo sviluppo delle nuove tecnologie e all’internazionalizzazione. Se quest’ultimo ci ha sostenuto nella partecipazione alle fiere di settore estere, ad iniziare dal Sial di Parigi, tra i più grandi saloni mondiale dell’agroalimentare, grazie al bando delle ITC abbiamo potuto creare il nostro nuovo sito e – commerce che ci oggi permette di lavorare e dialogare direttamente con i nostri clienti, ed essere all’avanguardia».
Le cifre
Negli ultimi due cicli di programmazione comunitaria, ovvero dal 2007 ad oggi, l’azienda Amarelli ha partecipato con successo a diversi bandi rivolti alle imprese anche con finalità innovative, attivando investimenti complessivi per circa 800 mila euro: circa 400 mila euro di investimenti privati, cui si aggiungono altrettanti 400 mila euro di co-finanziamento pubblico. Di quest’ultimo, più del 65% corrispondente a 280 mila euro, è riferibile ai fondi europei direttamente erogati tramite il fondo europeo di sviluppo regionale.