La politica di coesione
“L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.”
Robert Schuman
Cos’è la politica di coesione
La politica di coesione rappresenta la principale politica di investimento dell’Unione europea, rivolta a tutte le regioni e città europee al fine di sostenere la crescita economica, lo sviluppo sostenibile, e migliorare la qualità della vita dei cittadini.
La maggior parte dei finanziamenti della politica di coesione è destinata agli Stati e alle regioni con un minor livello di sviluppo, ovvero quelle la cui ricchezza pro-capite è molto più bassa rispetto alla media europea, con l’intento di ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali che ancora persistono nell’Unione europea, non solo tra gli Stati ma anche al loro interno. La politica di coesione, in tal senso, rappresenta una vera e propria politica di solidarietà.
Per raggiungere gli obiettivi ed affrontare le diverse esigenze delle regioni, circa un terzo del quadro finanziario dell’Unione Europea (c.d. “bilancio” che complessivamente conta più di 1000 miliardi di euro), ovvero 351,8 miliardi di euro sono destinati alla politica di coesione, per il settennio dal 2014 al 2020.
I fondi e le regioni
I paesi dell’Unione hanno organizzazioni territoriali molto diverse fra loro e per facilitare la gestione dei programmi ed effettuare i raffronti statistici, si contano 281 regioni a livello di NUTS-2, ossia in base alla nomenclatura delle unità statistiche territoriali, in tutta europa.
Oltre la metà del bilancio dei fondi della politica regionale, cioè 182,2 miliardi di euro, è stata stanziata a favore delle regioni meno sviluppate, ovvero quelle con una ricchezza pro-capite, misurata come PIL rispetto alla popolazione, inferiore al 75 % rispetto alla media dell’Ue. Alle regioni in transizione, cioè quelle con una ricchezza media compresa tra il 75 % e il 90 % della media Ue, sono stati destinati 35 miliardi di euro, mentre alle regioni più sviluppate, con un PIL superiore al 90 % della media Ue, sono stati destinati 54 miliardi di euro.
Fino al 2020, la politica di coesione sarà finanziata attraverso i Fondi Strutturali e di Investimento Europei (SIE), disciplinati da un regolamento sulle disposizioni comuni adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio, e articolati in cinque fondi.
I due principali sono il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) che dal 1975 rappresenta la principale fonte finanziaria a supporto delle economie regionali, destinato alla creazione all’ammodernamento di infrastrutture, alla competitività e all’innovazione, e il Fondo Sociale Europeo (FSE) destinato alle azioni che favoriscono l’accesso all’occupazione, l’inclusione delle persone svantaggiate e la partecipazione al mercato del lavoro.
Gli altri tre fondi che completano il quadro dei Fondi SIE sono il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e il Fondo di coesione. Quest’ultimo, tuttavia, è destinato esclusivamente agli Stati membri in forte ritardo di sviluppo. Tutti gli altri fondi, invece, sono destinati a tutte le regioni, in base al loro livello di sviluppo.
Gli attori principali
In base ai principi di una governance di multilivello, l’attuazione della politica di coesione coinvolge l’Unione Europea, gli Stati membri e le Regioni. In particolare, il bilancio e le norme sono decisi, di concerto, tra il Consiglio europeo (ovvero gli Stati membri, nel caso italiano rappresentato dal Governo Italiano), e il Parlamento europeo (i cui membri sono eletti direttamente dai cittadini), sulla base di una proposta presentata dalla Commissione europea.
Ogni Stato, con la collaborazione delle istituzioni di livello locale e i partner economici e sociali, predispone un Accordo di Partenariato che è approvato, dopo opportune negoziazioni, dalla Commissione Europea. Si tratta di un documento fondamentale, nel quale è declinato l’orientamento strategico relativo agli obiettivi tematici (11 attualmente) tra cui la cui la ricerca e l’innovazione, la competitività delle piccole e medie imprese, la tutela ambientale, le infrastrutture, l’occupazione e la formazione professionale.
L’implementazione dei programmi, nazionali e regionali, spetta agli Stati e alle rispettive regioni che dovranno selezionare e valutare diverse migliaia di progetti, tramite le autorità di gestione.
La Commissione europea, dopo aver impegnato i fondi e dopo aver certificato le spese dei progetti realizzati, effettua i rimborsi a ciascun paese. In tutta il periodo di programmazione è previsto un monitoraggio costante, di concerto con le autorità nazionali e regionali.
Francesco Foglia
Esperto in affari europei