Per fare bene comunicazione, servono delle risorse adeguate
Christina Zygomalas è una manager formatasi nel settore pubblicitario, dove ha seguito per anni campagne internazionali di clienti corporate. Il suo approccio, anche oggi che ricopre il ruolo di direttrice dei progetti pubblici del colosso dei media europei Euractiv *, si basa sull’attenzione al target di riferimento: è, in sostanza, marketing oriented, ed è attento al destinatario finale del prodotto, del pubblico.
Lei stessa, è espressione del multiculturalismo europeo. Una greca cresciuta in Italia, formatasi nel Regno Unito, innamorata della Germania. Il suo approccio alla comunicazione è figlio della vasta esperienza di culture e linguaggi diversi, uniti alla naturale tendenza al fare rete.
A Bruxelles, dove il 7 ottobre sarà tra i relatori della conferenza indetta dal Gruppo Pubbliemme e da LaC Europa, parlerà dell’attività di Euractiv, con particolare riferimento alla comunicazione sulle politiche di coesione, oggetto dell’incontro.
Il media europeo indipendente cui fa capo, è specializzato nella comunicazione delle politiche dell’Unione, ed è stato fondato nel 1999 dal francese Christophe Leclercq. Sede e redazione centrale si trovano a Bruxelles, ed ha al suo attivo giornalisti che corrispondono da tutti gli stati membri.
Ambito d’indagine principale, la comunicazione delle iniziative, dei progetti, della definizione finanziate con le politiche di coesione, dal programma Life e dalla Pac – Politica agricola comune. Una comunicazione massiva, che viene poi riverberata attraverso 13 siti in altrettante lingue europee.
«Il nostro lavoro di comunicatori – dichiara la Zygomalas – si basa su strumenti editoriali di tipo tradizionale ed innovativo. Sul versante editoriale, lavoriamo con articoli, reportages, foto, contributi video di tipo documentaristico. Tramite questi strumenti, rilanciati sui nostri siti, raccontiamo cosa fa l’Europa. E lo facciamo sia da Bruxelles che nei territori: penso ad esempio all’efficacia dei documentari recentemente fatti in Francia, Spagna, ma soprattutto in Irlanda». In particolar modo, nell’isola verde le immagini, i contenuti prodotti hanno messo in luce le conseguenze drammatiche dell’uscita imminente della Gran Bretagna dall’Unione. In territori dove sino a poco tempo fa si viveva in uno stato di guerra civile e grazie all’Unione, si era tornati alla coesione, la Brexit annuncia scenari terribili.
E ancora, prosegue la manager: «raccontiamo le storie dei beneficiari dei fondi, dei protagonisti, degli attori dei progetti. E lo facciamo da comunicatori, quindi per noi il gioco è facile. È anche grazie al nostro lavoro, che in questi anni è cresciuta la percezione favorevole che il cittadino ha dell’Europa. Oggi, i dati Euriscom parlano chiaro: oltre il 50% degli intervistati esprime parere positivo sull’Unione, sui vantaggi che derivano dall’esserne membri. Molto è stato fatto in termini di comunicazione, ma la strada che ci attende è ancora lunghissima. Se pensiamo che l’80% della popolazione non conosce il significato della sigla Pac, politica agricola comune, a fronte della mole immensa di investimenti fatti sui territori proprio grazie a questo strumento di programmazione, ci rendiamo conto di quanto ancora dobbiamo investire per raccontare, e faro bene».
A questo proposito, l’auspicio per il futuro è che la programmazione preveda lo stanziamento di risorse adeguate. Non si può pensare di ottenere risultati decenti, se poi si aprono delle call di due o trecentomila euro…. Con risorse esigue non si va da nessuna parte. Se la gente non sa, non ha consapevolezza, è scontenta, facile preda di populismi: ed ecco il verificarsi di episodi drammatici come la Brexit.
E proprio la Brexit, le conseguenze pesanti per la Gran Bretagna e sulla sua economia, la consapevolezza ormai diffusa nei cittadini europei di come questa decisione andrà a ripercuotersi negativamente nella vita quotidiana dei cittadini inglesi, hanno costituito un deterrente importante all’astensionismo, in occasione delle ultime elezioni europee, la cui affluenza è stata molto positiva. La Zygomalas si è detta convinta che la Brexit sia già percepita come un errore di percorso, e che tra qualche anno, il toccarne con mano le conseguenze, il loro manifestarsi a tutta la popolazione europea, costituirà un esempio negativo che contribuirà – si spera – ad indebolire il sentimento di euroscetticismo sin troppo diffuso in alcuni paesi. «In sostanza – ha dichiarato – se la gente non sa, sbaglia. E per evitarlo, bisogna investire nella comunicazione».
* Nel 2018, l’indagine annuale ComRes / Burson-Marsteller su esperti dell’UE ha inserito EURACTIV tra i principali media che trattano di affari dell’UE, al di sopra di Euronews e EUObserver. Nel 2019, un sondaggio condotto da POLITICO ha classificato EURACTIV al secondo posto nell’elenco dei 20 principali media più influenti tra i deputati al Parlamento europeo
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